Ada Ruffini

La Fondatrice

Torino 31.03.1924   –  Ivrea 28.02.2019

Ada Ruffini è l’ultima rappresentante di una famiglia di intellettuali canavesani sensibili ai problemi sociali, che nella prima metà del secolo scorso ebbero una parte non secondaria nella vita culturale e politica italiana, ed intrattennero anche importanti relazioni con il mondo culturale europeo. Il nonno Francesco Ruffini, Docente Universitario, il padre Edoardo Avondo Ruffini, anch’egli Professore Universitario, nel 1923 persero entrambi la cattedra, in quanto si rifiutarono di prestare giuramento al regime fascista (in tutto rifiutarono 12 docenti su 1221).

Ada vive a Roma con i genitori e i fratelli Luca e Francesco fino al 1945. In quell’anno, il padre è nominato addetto culturale dell’Ambasciata Italiana in Gran Bretagna, dove l’amico Nicolò Carandini è ambasciatore. La famiglia Ruffini si trasferisce a Londra e per Ada si apre un orizzonte di studi in Storia dell’Arte che sarà la sua passione culturale per tutta la vita. Ada torna in Italia prima della famiglia ed è ospitata a Roma dalla cugina Nina Ruffini; ritornerà a Londra soltanto per il funerale del fratello Luca. 

Nel 1952 si unisce in matrimonio con Giovanni Urbani, Storico dell’Arte e Direttore dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma.

Alla fine degli anni ’50, si trasferisce a Firenze con il figlio Michele. Qui frequenta un corso di fisioterapia e incontra Lia Barile, che sarà la sua grande amica per tutta la vita. Successivamente, insieme all’amica Lia, crea, all’Ospedale Careggi di Firenze, un ambulatorio gratuito per bambini e ragazzi bisognosi di assistenza fisioterapica e di sostegno familiare, riuscendo poi a fare riconoscere a livello istituzionale questo trattamento e il relativo corso. 

Nei primi anni ‘60 torna a Ivrea con il figlio Michele. Entra in Olivetti come curatrice della biblioteca. In questo ambito, collabora con il Prof. Luciano Gallino, sociologo industriale, e Ludovico Zorzi a cui Adriano Olivetti affida le Edizioni di Comunità. Dopo la prematura morte del figlio, Ada si divide tra Firenze e Borgofranco d’Ivrea, dove vivono i suoi genitori.

Negli anni ’70 frequenta la nascente AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici) di Ivrea, mettendo a disposizione le competenze maturate a Firenze. Da questa collaborazione nasce un centro di fisioterapia con medici e tecnici, che Ada invia a Firenze per una formazione su nuove metodiche di trattamento. Questa iniziativa si trasforma poi in un servizio domiciliare per famiglie con bambini affetti da gravi patologie. 

Dopo la morte dei genitori, avvenuta nel 1983, Ada Ruffini si stabilisce definitivamente a Borgofranco d’Ivrea.

Non paga del solo impegno personale, desidera concretizzare in una organizzazione funzionale il suo sogno di consolidare e ampliare la sua vocazione di occuparsi delle fasce deboli della società. Dopo anni dedicati alla riabilitazione di bambini affetti da gravi patologie neurologiche, il 20 ottobre 1987 crea la Fondazione Ruffini, che ora ha sede a Ivrea nella Cascina Vesco, dove Ada stabilisce anche la propria abitazione. Dopo l’esperienza, poi conclusasi, nel campo della lotta all’alcolismo, realizza una Comunità genitore-bambino per l’accoglienza di mamme e bambini in situazioni di disagio e altri progetti per aiutare i giovani ad affrontare le difficoltà che possono incontrare nel loro percorso di crescita. 

Dona all’Università di Torino 25.000 volumi della biblioteca del padre e del nonno e altri 1000 alla biblioteca Cattani di Colleretto Giacosa. 

Ada Ruffini si spegne il 28 Febbraio 2019 all’età di 94.

La famiglia Ruffini

Francesco Ruffini

Lessolo 10 Aprile 1863 – Torino 29 Marzo 1934

Il Senatore Francesco Ruffini, di famiglia canavesana, originaria di Andrate, nasce a Lessolo il 10.04.1863.
La famiglia nei primi dell’ 800 si trasferisce a Borgofranco d’Ivrea; una famiglia borghese di tradizione liberale; il padre Martino, avvocato, fu prima segretario comunale, poi magistrato; la mamma, Elisa Ambrosetti, di una importante famiglia di industriali del Verbano.

La figura materna ha una grande importanza nella vita di Francesco, che rimane orfano del papà nel 1867 a soli 4 anni. Dice Francesco della mamma: “Ella fu la prima e suprema istitutrice di tutta la mia vita, colei che seppe ispirarmi, se non la fede, il rispetto per ogni fede “. 

Gli studi
Dopo gli studi primari, Francesco frequenta il Ginnasio e Liceo al “ Collegio Civico di Ivrea “ oggi Liceo Classico Botta.
Entra all’Università di Torino nel 1882, alla facoltà di giurisprudenza, si laurea nel 1886 con lode e dignità di stampa.
Nel biennio 1889/90 è a Lipsia , in Germania, dove frequenta la scuola del giurista e storico Friedlberg, sostenitore della superiorità del diritto dello Stato su quello della Chiesa.

La docenza
Tra il 1891 e il 1899 ottiene la Cattedra in “Diritto Ecclesiastico” nelle Università di Pavia e Genova; poi, per più di un trentennio Professore alla facoltà di giurisprudenza a Torino.
E’ stato ricordato come un “maestro” di libertà da più generazioni di studenti, tra i quali Jemolo, Galante Garrone, Bobbio, Passrin d’Entrèves, Gobetti e da colleghi, quali Solari ed Einaudi.

Le Opere
Della sua produzione scientifica restano più di 200 titoli, in massima parte giuridici, ma anche storici dallo spessore culturale di elevata complessità; sono ancora oggi materia di insegnamento nelle facoltà di giurisprudenza, non solo italiane.

Una curiosità non legata alla attività accademica
Camillo Olivetti, che nel 1908 aveva fondato l’azienda, nel 1912 ha necessità di nuovi capitali per far fronte alle strategie di sviluppo. Fu così che Francesco Ruffini entrò nella compagine societaria della Olivetti insieme ad altri illustri personaggi: i fratelli Simonis, Valentino Marra, Giacinto Prandi, il Conte Paolo Prat, il Senatore Ligi Della Torre, il Senatore Luigi Albertini, l’Onorevole Terenzio Chiesa.

Francesco Ruffini Accademico a Torino e uomo politico
Professore di Diritto Ecclesiastico nell’ateneo torinese e Rettore della stessa Università nel triennio 1910/13; Presidente dell’Accademia delle Scienze dal 1922 al 1928 (ne era Vicepresidente già dal 1918).
Senatore del Regno nel 1914 e per un anno Ministro dell’Istruzione, nel Governo Boselli (giugno 1916 – ottobre 1917).
Egli apparteneva a quel gruppo di docenti della Facoltà di giurisprudenza torinese – tra cui Gaetano Mosca e, più giovane di 10 anni, Luigi Einaudi – i quali associavano all’insegnamento e allo studio l’impegno politico e la collaborazione con giornali; tutti di estrazione liberale, seppure in modo diverso; Mosca più conservatore; Einaudi più liberista, anche interessato ai problemi Sociali.

Negli anni della sua presidenza all’Accademia delle Scienze, Francesco Ruffini ne difese l’autonomia, opponendosi coraggiosamente alla marea montante del fascismo.
Ruffini non ebbe incertezze nel comprendere gli scopi eversivi del fascismo e fu tra i soli 21 Senatori, che in aula, il 26.06.1924, negarono la fiducia al governo Mussolini.
Nel 1925, in risposta al manifesto degli intellettuali fascisti, di Giovanni Gentile, firma il manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce; decisione che gli costa una aggressione da parte di un gruppo di fascisti, all’interno dell’ateneo torinese.
Criticò nel 1929 il concordato tra Stato e Chiesa, ma l’evento che lo rese celebre ai più come democratico ed antifascista fu nel 1931, quando rifiutò di prestare giuramento di fedeltà al regime, dovendo pertanto rinunciare alla cattedra. Con lui anche il figlio Edoardo, anch’esso Professore Universitario prese la medesima decisione; come anche il Filosofo canavesano Prof. Piero Martinetti.
Pertanto, statisticamente, su 1225 docenti universitari, solo 12 rifiutarono di prestare il giuramento; di cui 3 canavesani e 2 con il cognome Ruffini.

Scrive il Prof. Alessandro Galante Garrone ( di cui Ruffini fu insegnante):
“ ricorre ormai le opposizioni al silenzio, Ruffini prosegue la sua impavida lotta in Senato, accanto a pochissimi oppositori, non più di 4/5 fra i quali, a lui legatissimi Luigi Albertini e Benedetto Croce.
Il suo discorso del 1928, contro la legge elettorale, che sovverte ogni buona regola democratica, a tutto vantaggio del regime fascista, provoca le già citate dimostrazioni ed aggressione all’Università di Torino.
Ed è Giovanni Gentile che due anni dopo inscena quel deprecabile episodio, che è il giuramento imposto ai professori universitari.

Scrive il Senatore Ruffini, in quei terribili momenti:
“La libertà non rappresenta per me soltanto il supremo dei miei ideali di cittadino, ma quasi la stella polare a cui si è indirizzata sempre qualsiasi mia attività didattica e scientifica, la quale può non aver contato proprio per nulla, ma che per me conta più che tutto, perché essa è stata ed è la stessa ragione della mia vita spirituale; così che, se alla libertà per opportunismo, per utile o per paura, io non tenessi fede, mi parrebbe di aver vissuto invano o di perdere insieme la stessa ragione di vivere e a me accadrebbe davvero PROPTER VITAM VIVENDI PERDERE CAUSAM (perdere la causa della vita per il gusto di vivere)”.

In una lettera familiare della fine degli anni trenta, il figlio Edoardo Ruffini ha rievocato l’ultimo periodo in vita del padre Francesco. “Nel 1933 il Senatore decise di lasciare Torino e trasferirsi nell’antica casa di Borgofranco d’Ivrea, trasferendo anche la ricchissima biblioteca, che aiutai a sistemare. Completato il trasloco si fermò d’un tratto, come se per Lui tutto si fosse svuotato di ogni significato, come se più nulla lo riguardasse; e se ne stette ore e ore seduto in silenzio, solo e lontano, mentre io trafficavo”.
Francesco Ruffini si spegne il 29 marzo 1934, all’Ospedale Mauriziano di Torino.
I suoi funerali si svolgono nel silenzio ufficiale, ma vedono raccolti quei pochi che hanno condiviso sino alla fine i suoi ideali. Essi rappresentano quel che resta del liberalismo italiano, che non ha ceduto; Croce ed Einaudi in testa, mentre la servitù e la paura abbassano talmente gli uomini che è assente la più gran parte della facoltà giuridica torinese.
Francesco Ruffini riposa nel Cimitero di Montebuono a Borgofranco d’Ivrea.

Il 24.10.1954 in occasione del ventennale della morte, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, collega ed amico di Ruffini volle partecipare alla commemorazione, presenziando allo scoprimento di un busto bronzeo dinnanzi alla sua casa di Borgofranco.

https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Ruffini

La famiglia Ruffini

Edoardo Ruffini Avondo

Torino, 25 Aprile 1901 – Borgofranco d’Ivrea, 10 Febbraio 1983 

Unico figlio di Francesco Ruffini e di Ada Avondo; dopo la morte della madre (1910), il padre volle fargli assumere anche il cognome materno, per impedire che il nome della famiglia Avondo, rimasta senza discendenti diretti, scomparisse. Educato privatamente fino alla prima liceo, nel 1918 conseguì il Diploma al Liceo Tasso di Roma, dove si era trasferito dopo la nomina del padre a Senatore del Regno (1914).

Frequentò il primo anno di giurisprudenza a Roma, proseguendo poi gli studi a Torino, ove si laureò con lode il 23 aprile 1923 con una tesi in Diritto Costituzionale. Sempre nel 1923 sposò Maria Giorgina Bruno, dalla quale nel marzo dell’anno successivo nacque la figlia Ada. Ebbe altri due figli Luca e Francesco. Nel 1925 si trasferì con la famiglia a Roma. 

Nel 1926 divenne Docente di Storia del Diritto all’Università degli studi di Perugia. Nel 1931 si rifiutò, insieme al padre, di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo che gli costò le dimissioni coatte. Caduto il fascismo fu reintegrato all’insegnamento, ma non lo riprese.

Accettò l’invito dell’amico di famiglia Nicolò Carandini, nuovo ambasciatore a Londra, nel gennaio 1945, come addetto culturale presso l’Ambasciata d’Italia in Gran Bretagna.
Grazie al contributo di Edoardo l’Istituto Italiano di cultura riaprì i battenti, ristabilendo le relazioni culturali reciproche.
Dopo la volontaria morte del figlio Luca, nel 1947, si concluse la parentesi londinese ed Edoardo rientrò rapidamente in Italia, ove riprese l’insegnamento all’ Università di Perugia. Nel 1976, in occasione del suo pensionamento, venne creato un premio a lui dedicato e riservato a giovani studiosi nelle scienze umanistiche.

Dopo un nuovo dolore, la perdita del figlio Francesco nel 1978, si ritira nella casa paterna di Borgofranco d’Ivrea; afflitto da gravi problemi di vista ed anche la moglie gravemente malata, moriranno nel 1983. Anch’egli è sepolto nel Cimitero di Montebuono a Borgofranco d’Ivrea.

https://it.wikipedia.org/wiki/Edoardo_Ruffini